viernes, 24 de mayo de 2013



SEMINARIO EXPERIMENTAL TEXTIL
NORMA CATAN - NATALIA MACIAS


Teóricas y prácticas (materiales incluidos)
4 encuentros  de 3 horas
- 13 de junio - 20 de junio -  27 de junio -  4 de julio
 jueves de 18 hs a 21 hs.
  
1º encuentro
  • Introducción
  • Revisión histórica de textiles
  • Práctica: Experimentación con materiales convencionales – tema a abordar: Textura visual
 2º encuentro
  • Revisión  contemporánea textil: el objeto ambiguo
  • Práctica: Experimentación con materiales no convencionales – tema a abordar: Textura táctil y visual
  • Inicio de proyecto personal, análisis conceptual y estético.
 3º encuentro
  • Revisión de artistas textiles contemporáneos latinoamericanos
  • Práctica: Experimentación con materiales  a elección  -  tema a abordar : La trama
  • Presentación de desarrollo de proyecto y seguimiento

4º encuentro
  • Revisión  y análisis de artistas textiles argentinos, diversidad de técnicas textiles
  • Práctica: Presentación de proyecto final, análisis grupal.


Sobre el seminario.
Propone encontrar un lenguaje propio personal, a través de la manipulación de materiales convencionales y  no convencionales. Busca sintetizar los procesos de experimentación, bajo la consigna de que todo lo que se vincula como trama y urdimbre es un textil, sea papel, goma, látex, metales, etc.
Investigación de nuevas técnicas que nos permitan construir nuevos lenguajes textiles.

El curso sobre arte textil bidi y tridimensional trata de recorrer, desde sus orígenes, los diversos conceptos de la trama, el material y la estructura compositiva, conceptos que llevan implícitos sus propias cargas simbólicas.

En el Arte Textil persisten aquellos elementos de identidad originaria, reitera, recupera y restablece gestos milenarios pero a su vez, explora y experimenta nuevos materiales, corriendo el horizonte de sus posibilidades expresivas.


No se requieren conocimientos de técnicas textiles para participar.
Vacantes limitadas.




Para información comuníquese a Espacio Lima con Natalia Macias o con la artista/profesora Norma Catan.


NATALIA MACIAS
http://www.espaciolima.blogspot.com.ar
http://www.facebook.com/espacio.lima
WhatsApp 5491161763554
Tel 1161763554
natalia.macias@hotmail.com

NORMA CATAN
celular 155-063-6906
www.normacatan.com.ar
facebook  norma catan




FRANCO LIPPI EN VENECIA 2013 
 
PADIGLIONE TIBET
a cura di Ruggero Maggi

Santa Marta Congressi – SpazioPorto - Venezia
1 giugno – 7 settembre 2013
inaugurazione 1 giugno ore 18.00


Dopo le mostre a Venezia presso Cà Zanardi nel 2011 ed a Torino nella Sala Nervi del Palazzo delle Esposizioni nei primi mesi del 2012, coordinata in collaborazione con Dossier Tibet, ISCOS e con il patrocinio del Consiglio Regionale del Piemonte, dopo i servizi giornalistici per RAI Parlamento trasmessi su RAI 1 e RAI 2, anche quest'anno Venezia, grazie a Padiglione Tibet - con il patrocinio del Comune di Venezia – Assessorato alle Politiche Giovanili Centro Pace - sarà invasa pacificamente da immagini, colori, atmosfere e suoni che misceleranno, come un prezioso intreccio, la creatività e la sensibilità degli artisti contemporanei, che hanno voluto aderire e contribuire a creare questo particolare Padiglione, con l'arte della composizione dei Mandala dei monaci tibetani che completeranno, con la loro sapiente, accurata e minuziosa perizia durante un rituale-performance che ne evidenzierà ancor più l'intima spiritualità ed energia,  un Archivio di STRUTTURE – MANDALA realizzate in sinergia con gli artisti che ne tracceranno le "linee-guida" e con la spiritualità tibetana intrinseca nelle RUOTE DELLA PREGHIERA chiamate anche della legge: strumenti di preghiera buddista, esclusivamente tibetani, per la crescita spirituale. Strutture cilindriche - realizzate nei laboratori di Albisola, luogo d'eccellenza della ceramica artistica - che saranno elaborate/progettate dagli artisti e realizzate in ceramica con un perno centrale che ne permetterà la rotazione e con cui i visitatori interagiranno attraverso un'esperienza sensoriale che si trasmetterà con un lieve tocco ed uno sfioramento sulla materia-segno. All'interno di ogni ruota sarà arrotolato un mantra (preghiera buddista) che verrà scritto direttamente dai monaci invitati all'evento con i caratteri tipici della loro lingua; i tibetani fanno ruotare le ruote della preghiera (come faranno anche i visitatori della mostra) per invocare un buon karma per tutti gli esseri senzienti rendendo questa pratica più di un semplice movimento rotatorio.

In un'epoca in cui dati di tutti i tipi vengono trasmessi ad iper-velocità da una parte all'altra della Terra - la convinzione che delle preghiere possano essere recitate e diffuse per invocare divinità solo con un semplice, lieve tocco, con un soffio di vento, può sembrare quasi infantile; al contrario è indice di quanto la realtà tibetana profondamente spirituale si fonda intrinsecamente con la natura stessa in un inarrestabile scambio con l'universo. Da sempre la circolarità è sinonimo di movimento, di ritmo, di flusso, un concetto presente in ogni aspetto della storia dell'Umanità e che la cultura tibetana ha sviluppato attraverso la realizzazione di strutture e costruzioni legate alla propria filosofia di vita. Per l'uomo tibetano la maggiore preoccupazione non è cosa fare durante il giorno, ma cosa essere nella propria intera esistenza.
Questo grande evento artistico è dedicato ai 100 martiri tibetani (numero ormai tragicamente superato) che si sono immolati per la libertà di altri, per la verità di tutti...

Un unico tema declinato nei modi della pittura, della scultura, della performance, del video per realizzare un grande evento che sottolinei coralmente il profondo senso di spiritualità dell' universo tibetano e creare un ponte sensibile che induca i visitatori ad una maggiore conoscenza di questo popolo che ormai si può definire, purtroppo, una minoranza etnica e che rischia di perdere il proprio patrimonio culturale e spirituale fondato su concetti di pace e non violenza ... un ulteriore motivo per varcare la soglia della Chiesa di Santa Marta.

Artisti
Irene Accarini, Lucio Afeltra, Piergiorgio Baroldi, Luisa Bergamini, Carla Bertola - Alberto Vitacchio, Giorgio Biffi, Renzo Bortolussi, Nirvana Bussadori, Jorge Canale, Rosaspina B. Canosburi, Paolo Carnevale, Domenico Castaldi, Stefano Cerioli, Pino Chimenti, Giampietro Cudin - Carla Rigato, Flaminio Da Deppo, Marcello Diotallevi, Gillo Dorfles, Giglio Frigerio, Luciano G. Gerini, Carlos Gigena Seeber, Bruno Gorgone, Isa Gorini, Ursula Huber, Celeste Lazo, Franco Lippi, Oronzo Liuzzi - Roberto Scala, Beatriz Margossian, Fabrizio Martinelli - Giovanni Genshō Ponzoni, Gianni Marussi - Alessandra Finzi, Alessandro Novellino, Silvia Ovsejevich, Clara Paci, Lucia Paese, Marisa Pezzoli, Giorgio Piccaia - Matteo Piccaia, Siro Polazzetto, Benedetto Predazzi, Tiziana Priori - Simonetta Chierici, Monica Rizzi, Pietro Ronzat, Virginia Ryan, Maria Savino, Pino Secchi, Cesare – Leonardo – Lucio - Simone Serafino, Ilaria Sperotto, Francesco Stefanini, R. Steiner, Roberto Testori, Micaela Tornaghi, Silvio Vigliaturo, Andrea Vizzini, Marcela Zelikowicz.
Video arte
Marco Agostinelli, Ciriaca+Erre, Francesca Lolli, Ruggero Maggi, Marco Rizzo.


Testi di
Gianluca Anselmo, Elisabetta Bacci, Boris Brollo, Lara Caccia, Claudio Cardelli, Mauro Carrera, Giorgia Cassini, Stefano Dallari, Giulia Fresca, Alexander Larrarte, Enzo Lo Scalzo, Ruggero Maggi, Mimma Pasqua, Cristina Romieri, Alberto Rovida, Massimo Scaringella, Giuliana Schiavone, Roberta Semeraro, Tiziana Tacconi, Claudio Tecchio, Trini Castelli, Piero Verni, Roberto Vidali, Emma Zanella.

Si ringrazia per la preziosa collaborazione
Boris Brollo, Paolo Accetta, Marco Agostinelli, Gianluca Anselmo, Ernesto Canepa, Elisa Costa, Flaminio Da Deppo, Enrico Morgante, Marco Rizzo, Massimo Scaringella, Cesare Serafino, Claudio Tecchio, Maria Grazia Todaro.


Vernice 29/30/31 maggio 2013 ore 15.00 – 20.00
con la performance/rituale di monaci  tibetani che completeranno alcuni mandala.


Inaugurazione con apertura al pubblico
1 giugno 2013 ore 18.00
con la performance/rituale di monaci tibetani che completeranno alcuni mandala.


entrata libera

orari: martedì – domenica 10.00/18.00 - chiusura: lunedì

per informazioni e aperture straordinarie (22 giugno – 6 luglio – 7 settembre):
320.9621497

ufficio stampa: B|52|Communication
ufficiostampa@b52c.com  - 340.8659442

                                                                                                                                                        
Santa Marta Congressi – SpazioPorto
DALLA STAZIONE FERROVIARIA DI VENEZIA
Linee ACTV 41, 51, con arrivo alla fermata “Santa Marta” che dista 50 metri da SpazioPorto
DA PIAZZALE ROMA
Linee ACTV 41, 51, 61, fermata “Santa Marta”
DA SAN MARCO
Linee ACTV 42, 52, 62, fermata “Santa Marta”


modalità di visita
Data la natura molto particolare della mostra e dei mandala siamo costretti a vietare l'ingresso ai cani.
Si prega di tenere i bambini in braccio o comunque lontani dalle opere.
















Press release


TIBET PAVILION
by Ruggero Maggi

Santa Marta Congressi – SpazioPorto – Venice
1st June – 7th September 2013
opening day 1st June 2013 – 6 pm


After the exhibitions in Venice at Cà Zanardi in 2011 and at Sala Nervi – Palazzo delle Esposizioni in Turin in early 2012, coordinated in collaboration with Dossier Tibet, ISCOS and the patronage of Regional Council of Piemonte, and after the journalistic services for RAI Parlamento broadcasted on RAI 1 and RAI 2, also this year Venice, thanks to Tibet Pavilion – with of City of Venice patronage Assessorato alle Politiche Giovanili Centro Pace - is going to be peacefully invade with images, colours, atmosphere and sounds that will blend, as a precious twine, the contemporary artist's creativity and sensibility. Artists support and contribute to built this particular pavilion by the art of Mandala's composition which will be finished by monks by their wise, careful, accurate expertise during a ritual-event which will underline even more the intimate spirituality; un Archive of MANDALA – STRUCTURES sinergically realised by artists, whom will draw “guidelines”, and with innate Tibetan spirituality of WHEELS OF PRAYER, called also wheels of low: Buddhist prayer tools, exclusive Tibetan, for spiritual growth. They consist of a ceramic cylindrical structure, designed by artists and realized in Albisola's laboratories, specific art ceramic place, with a central hinge which allows rotation so visitors can interact having a sensory experience touching the matter-sign.

Inside each wheel will be roll up a mantra (a Buddhist pray) written by monks invited at the event, with the typical Tibetan typeface of their language; Tibetans spin the wheel of prayer (as the visitors will do) to invoke a good karma for all the living beings, making this practice more than a simple turning movement.At the present day, where all kind of data are hyper-speed transferred from a part to an other of the world, the belief that prayers can be recite and spread to invoke divinities only with a simple, soft touch, an air blow, seems to be nearly childish; on the other side it is the indication of how the deep spiritual Tibetan reality is based on nature itself, in an incessant exchange with the universe. Roundness has always been synonym of movement, rhythm, flow, a concept present in every aspect of mankind history and developed by Tibetan's culture through structures and constructions connected to their philosophy of life. Major worry for a Tibetan man is not what to do during a single day, but what to be in his entire life.
This great artistic event is dedicated to the 100 tibetan martyrs (tragically outdated number by now) who sacrifice themselves for other's freedom, for everybody's truth...

It is a unique theme combined with painting, sculpture, performance, video to create a distinct great art event that underlines the deep sense of spirituality of this people. I was moved by the idea of creating a sensible bridge that brings visitors to a major knowledge about this people, who can be unfortunately defined an ethnic minority and risks to lose his cultural and spiritual heritage, based on peace and no-violence ideas... an other reason to come to the Santa Marta's Church.


Artists
Irene Accarini, Lucio Afeltra, Piergiorgio Baroldi, Luisa Bergamini, Carla Bertola - Alberto Vitacchio, Giorgio Biffi, Renzo Bortolussi, Nirvana Bussadori, Jorge Canale, Rosaspina B. Canosburi, Paolo Carnevale, Domenico Castaldi, Stefano Cerioli, Pino Chimenti, Giampietro Cudin - Carla Rigato, Flaminio Da Deppo, Marcello Diotallevi, Gillo Dorfles, Giglio Frigerio, Luciano G. Gerini, Carlos Gigena Seeber, Bruno Gorgone, Isa Gorini, Ursula Huber, Celeste Lazo, Franco Lippi, Oronzo Liuzzi - Roberto Scala, Beatriz Margossian, Fabrizio Martinelli - Giovanni Genshō Ponzoni, Gianni Marussi - Alessandra Finzi, Alessandro Novellino, Silvia Ovsejevich, Clara Paci, Lucia Paese, Marisa Pezzoli, Giorgio Piccaia - Matteo Piccaia, Siro Polazzetto, Benedetto Predazzi, Tiziana Priori - Simonetta Chierici, Monica Rizzi, Pietro Ronzat, Virginia Ryan, Maria Savino, Pino Secchi, Cesare – Leonardo – Lucio - Simone Serafino, Ilaria Sperotto, Francesco Stefanini, R. Steiner, Roberto Testori, Micaela Tornaghi, Silvio Vigliaturo, Andrea Vizzini, Marcela Zelikowicz.

Video art
Marco Agostinelli, Ciriaca+Erre, Francesca Lolli, Ruggero Maggi, Marco Rizzo.

Statements
Gianluca Anselmo, Elisabetta Bacci, Boris Brollo, Lara Caccia, Claudio Cardelli, Mauro Carrera, Giorgia Cassini, Stefano Dallari, Giulia Fresca, Alexander Larrarte, Enzo Lo Scalzo, Ruggero Maggi, Mimma Pasqua, Cristina Romieri, Alberto Rovida, Massimo Scaringella, Giuliana Schiavone, Roberta Semeraro, Tiziana Tacconi, Claudio Tecchio, Trini Castelli, Piero Verni, Roberto Vidali, Emma Zanella.

Special thanks to
Boris Brollo, Paolo Accetta, Marco Agostinelli, Gianluca Anselmo, Ernesto Canepa, Elisa Costa, Flaminio Da Deppo, Enrico Morgante, Marco Rizzo, Massimo Scaringella, Cesare Serafino, Claudio Tecchio, Maria Grazia Todaro.


Vernice 29/30/31 May 2013 – 3 pm / 8 pm
ritual performance of tibetan monks who will finish some mandala.

Opening day 1st June 2013 – 6 pm
ritual performance of tibetan monks who will finish some mandala.


Open daily 10 am / 6 pm - closed on Monday
free entrance


information and extraordinary opening (22 June - 6 July – 7 September):
320.9621497  
press office: B|52|Communication
ufficiostampa@b52c.com  - 340.8659442


Santa Marta Congressi – SpazioPorto
FROM VENICE RAILWAY STATION
lines ACTV 41, 51, stop “Santa Marta” 50 mt far from SpazioPorto
FROM PIAZZALE ROMA
lines ACTV 41, 51, 61, stop “Santa Marta”
FROM SAN MARCO
lines ACTV 42, 52, 62, stop “Santa Marta”

visit modality
Owing of very particular nature of the works-mandala and of the exhibit, we are obliged to prohibit the entry to dogs.
Please carry the children in your arm and distant from the art works.

miércoles, 16 de enero de 2013

Elogia EE.UU. el “Big Bang” de Franco Lippi

Franco Lippi presentó en Washington su exposición «BIg Bang», y la crítica comparó sus «espesuras» con las de Jackson Pollock.
Ni en sus sueños más optimistas al pintor Franco Lippi se le habría ocurrido que un crítico norteamericano escribiría que sus trabajos «recuerdan un poco la espesura de Jackson Pollock, creaciones abstractas, llenas de júbilo, así como acrílicos agonizantes». Sin embargo, es lo que hace poco hizo Gary Tischler en «The Washington Diplomat» al referirse a la exposición que el artista argentino realiza en la embajada argentina en Whashington. No conforme con eso, Tischler describió a la exposición «Big Bang» como «una serie de pinturas que parecen sondear algún otro universo -ausente de los planetas y las lunas-, pero lleno de las heridas y los triunfos del corazón humano y sus pasiones». De regreso en Buenos Aires, dialogamos con él sobre esta muestra que realiza hasta fin de enero en la capital norteamericana y sobre otros aspectos de su carrera.

Periodista: ¿Usted siente que su obra tiene alguna relación con la de Pollock?

Franco Lippi: No, para nada. Le dije al crítico que era un honor que él pensara así, pero no puedo decir que fui inspirado por él. Me encanta su trabajo, pero yo no trabajo como él.

P.: ¿Cómo se organizó su muestra en Estados Unidos?

F.L.: A mediados de 2011, el jefe de curadores de la Embajada Argentina, Carlos Ratinoff, vio mi exposición «Revelaciones», en el Museo Eduardo Sívori. Hablamos, después vino a mi taller para ver más obras y surgió su intención de que expusiera en Washington. Al año me invitaron y aquí estamos.

P.: ¿Por qué se llama «Big Bang» su exposición?

F.L.: El «Big Bang» es, para la ciencia, el comienzo del Universo y de su continua expansión. De una pelotita como las de golf salió todo. Esa es la historia del Universo Global, con mayúsculas. Pero cada uno de nosotros tiene su propio «universo», que es mucho más pequeño, pero es el que nos da identidad. Para alguno, este microuniverso es desconocido, pero para el artista, que está alerta y se pasa la vida explorando, ese pequeño mundo nutre sus obras.

P.: Hablando de su pintura, algunos críticos dicen que es «la representación del caos». ¿También lo siente así?

F.L.: Yo no tengo la culpa de que el mundo sea caótico o de que yo sea especialmente receptivo a las manifestaciones dramáticas e irracionales de un mundo sin sentido.

P.: Cuando empieza un cuadro, ¿sabe desde el comienzo adónde quiere llegar?

F.L.: No exactamente. Si me pasara eso estaría haciendo un proceso absolutamente racional. Y yo adoro la sensualidad del riesgo. Cuando pinto gozo con la relación que tengo con la tela o con la lija. Es un diálogo muy profundo el que entablo con ella. Y, obviamente, trato de dejarla satisfecha.

P.: ¿Cómo se lo ocurrió pintar sobre papel de lija?

F.L.: Trabajo con mucha materia sobre la tela, usaba incluso cemento. Y en esa búsqueda de un soporte distinto probé con lija, que me ha dado excelentes resultados. La lija no es plana, no es lisa, no se entrega tan fácilmente al tacto (al tacto del ojo, naturalmente). Hay que hacer un esfuerzo y luego dejar que, orientada, haga su trabajo. Cuando uso lija como soporte, ambos trabajamos juntos y yo gozo con las sorpresas con que me encuentro.

P.: ¿Usted diría que cuando pinta es racional o irracional?

F.L.: El cerebro tiene dos hemisferios: uno lógico y el otro no. El lógico trabaja con la razón, cuanto más estricta, mejor. El ilógico trabaja con la intuición, es decir con la libertad de la imaginación. Y se usan esos dos caminos, como se usan las dos manos, o los dos ojos o los dos pies. El hombre sigue siendo uno mismo.

P.: ¿Hace mucho que pinta?

F.L.: Digo que empecé desde chico y a raíz de un hecho muy circunstancial y traumático. Mis padres eran italianos que vinieron a la Argentina huyendo de la tercera guerra que se suponía que estallaba en cualquier momento. Por supuesto que en mi familia se hablaba el italiano. Cuando me llego la edad de ir a la escuela pública, yo no sabía nada de español y la comunicación con lo otros me resultó muy dificultosa. De allí que pasara mucho tiempo en el vacío, porque no me podía levantar e irme. Así que evadía de mis angustias con la tinta y el secante. Allí comencé con mis formas abstractas que aún me acompañan, potenciadas, como puede verse en parte de la exposición.

Cuando no estaba la escuela, Lippi continuaba su relación con el arte acompañando a su padre, fotógrafo, a buscar lugares y temas urbanos para plasmarlos en imágenes. Después, estudió en los talleres de Susana Monje, Enrique Aguirrezabala, Raúl Ponce y Jesús Marco y participó en el taller de análisis de obras de Luis Felipe Noé. Realizó exposiciones individuales en los museos Eduardo Sívori y MACLA, de La Plata, Centro Cultual Borges, Fundación Konex y en instituciones de Santa Fe, Tandil, San Juan, Mar del Plata y otras ciudades del país y del exterior. En 2010 obtuvo el primer premio en el Salón de Mayo del Museo Rosa Galisteo de Santa Fe, distinción que recibieron, Spilimbergo, Fader, Berni, Petorutti, Fontana y Soldi, entre otros. http://www.ambito.com/diario/noticia.asp?id=671173



jueves, 23 de junio de 2011

TEATRO




PABLO Y OLINDA

Ficha técnica
Autor: José María Paolantonio
Dirección General: José María Paolantonio
Asistente de Dirección: Tatiana Santana

Actores:

Miguel Ávila: Pablo Podestá
Tatiana Santana: Olinda Bozán
Mariano Fernández: Víctor Palma
Mariano Falcón: Cesar Salma
Eugenio Erretegui: Aldo Salma

Vestuario: Nené Murúa
Asesoramiento coreográfico: Mecha Fernández
Música original: Sebastián Irigo y Javier López del Carril
Iluminación: Sebastian Irigo
Violonchelo: Jorge Vergero
Diseño grafico: Mariano Falcón
Video:Tres Tipos
Dibujo artístico: Natalia Macías
Asistente de vestuario: Cristina Tavano
Realización escenográfica: José Vergel

Prensa: Sonia Cancro y Casais

Nena Producciones: Gestión Institucional
Florencia González: Operación de Luces
Francisco Ramírez/Paula Ettefgui/Ariel Nesterczuk: Bonetería

Agradecimientos:
Alejandro Samek, Angel Marcet,
Franco Lippi, Ivana Averta, Jorge Videla, Marcelo Pont Vergés, Pablo Tubio, Sergio Victor Palma

Teatro Andamio 90
Paraná 662 p.1 CABA
Teléfonos 4374-1484 / 4372-8386Reserva e informes al 4373-5670
HORARIO DE BOLETERIA:
Jueves a Domingos a partir de las 17hshttp://www.andamio90.org/elteatro.htmlEntrada: $ 50,00 - Viernes - 08:30 hs - Descuentos a estudiantes y jubilados: $ 30,00Entrada: $ 50,00 - sábados - 22:30 hs - Descuentos a estudiantes y jubilados:$ 30,00




Sinopsis de la obra

“Pablo y Olinda” es una obra de mi autoría que trata de rescatar personajes, situaciones y climas de un período fundamental de nuestra cultura nacional: aquel en dónde el circo criollo transhumante deviene en expresión dramática gracias a las palabras que Juan María Gutiérrez pone en boca de Juan Moreira. Un mundo que nace y otro que decae, como fondo de una situación ficcionada de la realidad, con dos protagonistas emblemáticos. Pablo Podestá, el númen del actor dramático de la época y Olinda Bozán, que luego se destacará como una de las mayores actrices cómicas del teatro y el cine nacional.
El relato de la supuesta “realidad” en las relaciones de uno y otra se ve entrecortado con inserts totalmente justificados de breves escenas que fueron famosas del repertorio de Pablo Podestá: el sainete “fumadas” de Enrique Botaro, el drama telúrico “La montaña de las brujas” de Julio Sánchez Gardel, y el melodramático monólogo de “La morte civile” del italiano Giacometti (que era interpretado por todos los grandes actores del mundo del momento).
Linealmente, la historia es así: Pablo ha armado su propia compañía (después de separarse de sus hermanos) y se halla recorriendo la provincia de Buenos Aires programando una gira. Lo hace solo, manejando una vieja catramina, que estaciona en un lugar espacioso, antes de llegar al centro de Zárate. A ese lugar y sin que él lo supiera, llega un circo criollo, ocupando el predio que frecuenta en sus visitas a la ciudad.
El encuentro de Pablo, un hombre ya pasado de los cuarenta y cinco años, con Olinda, una precoz equilibrista del circo de quince años de edad, sucede circunstancialmente mientras él se prepara para ensayar un personaje y ella hace su rutina acrobática, al tiempo que se está instalando el circo.
Sus caracteres son muy diversos: él, se muestra hosco contra todo lo desconocido y ella, curiosa como corresponde a su edad y a su carácter, peca a veces de entrometida y cargosa.
De allí no podría salir nada bueno. Sin embargo, cuando ella tiene la posibilidad de ayudarlo como “partenaire” en el monólogo del sainete, se produce un acercamiento que modifica a Pablo y surge la posibilidad de una buena amistad.
En ese momento, llega al mismo lugar otro grupo extraño, casi funambulesco, integrado por tres hombres: Víctor Salma (ex-boxeador y actual cantante) y dos hermanos gemelos, César y Aldo, ambos son guitarristas y comparten la incapacidad de ser mudos. Ellos también están recorriendo la provincia, haciendo presentaciones en donde encuentran algún eco: sociedades vecinales, clubes deportivos, o bares de morondanga. El azar los lleva hasta allí y también el azar los hace decidir pasar la noche en ese lugar.
Desde ya que, al encontrarlos, las reacciones de ambos protagonistas son diferentes; Olinda se fascina con el cantante, se conduele de su situación y se decide conseguir que su padre, el dueño del circo, coloque el número musical entre sus atracciones; Pablo, que llega del pueblo con malhumor y algo borracho, enseguida quiere echarlos y hasta llega a amenazarlos con un revólver. La situación no llega a mayores porque Pablo cae en uno de sus frecuentes pozos depresivos, premonitorios de su enfermedad cerebral que lo llevará a terminar en una clínica psiquiátrica.
La llegada de un periodista que quiere hacer un reportaje a Pablo y le pide ver algo de lo que presentará, le hace pensar que Víctor podría servirle para el ensayo donde también participará Olinda: una escena muy dramática de “La montaña de las brujas”.
Todo sale muy bien y Pablo toma una determinación, ante la ida del circo que sigue su circuito: se casará con Olinda así ella podrá quedarse con él y ser su compañera en el teatro.
El casamiento es muy formal y culminará con una gran cena que les preparan los músicos. Vino, sidra, flores, música. La cena termina y Pablo se entretiene “haciendo guantes” con Víctor mientras Olinda espera el comienzo de su noche de bodas.
Llega tarde y no llega bien. Al encontrarse los dos solos, Pablo es presa de un furor creciente que estimula su deseo y lleva al paroxismo su ansia de sexualidad. Olinda al principio se asusta y al final pide socorro por lo que se ha convertido en una violación flagrante. Al final, los músicos logran contener la situación con esfuerzo sin poder impedir que Pablo grite y maldiga a su reciente esposa.
En esa situación psicológica y habiendo quedado solo, Pablo ensaya el monólogo de “Morte civile”, donde el protagonista muere en espasmos a causa del veneno que ha decidido ingerir.
Pero ya, realidad y ficción se han confundido en Pablo y es conducido a una clínica psiquiátrica que es la antesala de su muerte.
La obra comienza en medio de esa locura y se va desplegando en una acción dramática que va y viene entre la supuesta realidad de la trama y el material escénico que le ha permitido dar vida a tantos personajes.










sábado, 9 de abril de 2011

ESPACIO LIMA: ORISHAS Alexei Serrano

ESPACIO LIMA: ORISHAS Alexei Serrano

ORISHAS Alexei Serrano

El 14 de abril se inaugurará en el Museo de Bellas Artes Rosa Galisteo de Rodríguez de la Ciudad de Santa Fe la exhibición de artista Alexei Serrano, titulada “ORISHAS”. La muestra ORISHAS está compuesta por 6 instalaciones de gran tamaño. Las obras interpretarán desde el color, la forma y el espíritu de cada uno de los Orishas elegidos por el artista: ELLEGUÁ OBATALÁ YEMAYÁ OCCHÚN CHANGO OGGÚN. Dentro de la exhibición también se presentarán esculturas pequeñas en madera tallada con intervenciones en acrílico, plásticos, caracoles, telas, etc. Y un video instalación compuesto por cortos del artista audiovisual cubano Humberto Mayol, editado y masterizado en Buenos Aires por Graciela De Luca. ORISHAS es una ofrenda de SERRANO a todo lo diferente. Cada altar de cada Orisha es el regalo que el artista le hace a una mirada no tan común. La Santería ó Regla de Ochá en sus comienzos en América estuvo ligada a la discriminación racial, la esclavitud y por mucho tiempo fue catalogada de menor cuantía. Esta es una de las razones por la cual ALEXEI SERRANO decide, ya hace algunos años, vincularse con el mundo mágico de los Orishas del Panteón Yoruba. No solo sus leyendas, su lírica y su épica, el gran abanico de colores que se entremezclan; son un atractivo para este artista cubano. A lo largo de su trabajo, se encuentra como denominador común en el decir desde la pintura, que todo lo que parece menor, diferente, equivocado, terrible y vergonzoso; a veces puede convertirse en mayor, cotidiano, acertado, maravilloso y enorgullecedor. Alexei Serrano nació en La Habana, Cuba en el año 1961. Desde niño dibujó y pintó ininterrumpidamente. Estudió “Restauración de pintura mural y de caballete” y “Arqueología” en el Museo de la Ciudad de La Habana, donde luego trabajó restaurando pintura mural. A partir de 1992 decide dedicarse exclusivamente a pintar, logrando también exitosamente mantener este camino en Buenos Aires, donde reside desde 1997. Expuso de manera individual y colectiva en museos, centro culturales y galerías de arte de Cuba y Argentina, obtuvo reconocimientos por su obra en salones de arte, trabajó en la ilustración de libros y en escenografías de obras teatrales. Actualmente, es parte de la exhibición artística "Legados humanistas" de artistas cubanos en Argentina, organizada por la Embajada Cubana en Argentina y el Centro Cultural de la Cooperación Floreal Gorini de Buenos Aires. La Habana, Cuba, 16 de marzo de 2011. “Orichas” Máster en Arte Eva Despaigne, Directora del Grupo Folklórico Femenino “Obiní Batá”. Sobre la exibicion “ORISHAS” de Alexei Serrano. La Cultura Popular Tradicional va encontrando, con el transcurso del tiempo, nuevas formas de supervivencia en los diversos niveles y especialidades en que se manifiestan. Los temas relacionados con el antecedente africano han incrementado, en los procesos creativos, su protagonismo, asumiendo a cada momento las variantes que exige el devenir socio-cultural universal. Esta Muestra constituye una creación artística donde se reproducen y preservan los saberes, manipulándose la tradición en su leal conocimiento y comprensión. Altares que reflejan el nexo entre la huella dejada por africanos y españoles en América y el Caribe. Ellos manifiestan en su contenido la combinación de lo racional y lo mágico en una profunda integración espiritual existente en el mundo inmenso y poético de la mitología yoruba, llegada a Cuba procedente de Nigeria. (Regla de Ocha o Santería para los cubanos). Así el Artista con su imaginería muestra Tronos para algunos Orichas fundamentales del Panteón Yoruba, armado de toda la simbología que los identifica, sus collares, atributos, vestimentas. Los Orichas y sus caminos quedan descritos como personalidades con características tanto humanas como divinas, intermediarios entre los dioses y los seres humanos. - Elegba. Deidad que abre y cierra todas las puertas a la desgracia y la felicidad pues posee las llaves del destino, es la vida y la muerte. Sus colores son, el negro y rojo, negro y blanco. - Yemayá. Diosa de las aguas salobres, madre del mundo, de todos los Orichas. Sus colores, azul y blanco. - Ochún. Diosa dueña del amor, de la femineidad y de las aguas dulces, del oro y el bronce. Sus colores, amarillo y ámbar. - Obatalá. Dios dueño de las cabezas, de los pensamientos y los sueños Su color, el blanco. - Changó. Dios del fuego, del rayo, del trueno, del baile, de la música, de la guerra y la belleza viril. Sus colores, el rojo y el blanco. - Ogún. Dios de los minerales, las montañas y las herramientas, el monte. Sus colores, el verde y negro. Este grupo de instalaciones alrededor de una parafernalia ritual constituye un formato integral de contenido místico acorde con una civilización y una ideología culturalmente desarrollada. Al tomar en cuenta lo ancestral, el Artista muestra su fuente de inspiración, recreándola lúdicamente como una necesidad de acción y anhelo futuro.